2014/10/26
Napoli – un parco residenziale/a residential park
Vivere a Posillipo. Un posto al sole?
Carlo Vinti
A. e sua moglie E. abitano dal 2003 in una palazzina del Parco Ruffo, secondo Google “una delle zone residenziali più rinomate di Napoli”. Siamo a Posillipo e i pini del parco sono quasi tutti da cartolina. Otto palazzine di quattro-cinque piani costruite intorno al 1965 nel territorio scosceso di una villa, che ancora resiste in cima. Nel 1983 è andata ad abitarci la famiglia di E., che già dal 1969 viveva nel parco. Oggi mamma e figlie, grazie a integrazioni, acquisti e ripetute suddivisioni, ne occupano praticamente la metà (4 appartamenti su 8).
Sul terrazzo di A. ed E., panoramico nonostante il primo piano, nelle giornate giuste il Vesuvio e il golfo fanno il loro dovere. Non ho mai capito se ci si abitua col tempo, ma per chi – come me – viene solo ogni tanto, fa il suo effetto. Oltre al terrazzo, ci sono 100 mq. quasi tutti proiettati verso quel panorama: un’ampia sala unita alla cucina, una camera da letto, una cameretta e due bagni. La configurazione attuale è il frutto di un intervento di ristrutturazione che è coinciso con il matrimonio di A. ed E. e ha cambiato la distribuzione originaria degli spazi, come è successo per tutti gli appartamenti della palazzina. Un architetto come consulente non ha evitato qualche dissidio coniugale sulla scelta degli arredi. Ma il risultato ha il suo equilibrio: un paio di pezzi “buoni” di famiglia, mobili e oggetti per la casa moderni, con qualche scelta decisa in direzione del design italiano come la lampada “Arco” dei Castiglioni. Al momento, in verità, dominano su tutto i giocattoli di C., arrivata nel 2009.
Il “parco” è un modo di abitare molto diffuso nella borghesia napoletana, almeno a partire dagli anni ‘60. Ma la maggior parte degli insediamenti di questo tipo, in quartieri come il Vomero, hanno ben poco verde al loro interno e a volte non sono neanche veramente chiusi. Abitare al Parco Ruffo, invece, significa vivere immersi in una pineta e protetti da due porte di accesso presidiate notte e giorno da custodi: una in alto, a via Petrarca, e una in basso, a via Posillipo. Se ci vivi, i guardiani ti riconoscono. Altrimenti per entrare devi urlare il cognome di uno dei condomini. Di solito è sufficiente per visitare un amico o un parente. Vivere qui significa anche andare a tre riunioni di condominio diverse: per la palazzina, per il viale del parco o anche solo per la sua parte a valle. Nella ripida discesa che s’insinua nella pineta è raro però vedere adulti o bambini a passeggio. La spesa si fa in macchina o in moto, come un po’ tutto, da queste parti. Da qui il centro storico e i quartieri più densi della città sono lontani, non solo perché difficili da raggiungere sia in auto che in bus.
Le prime famiglie che sono riuscite a conquistarsi il proprio posto al Parco Ruffo forse cercavano proprio questo, in un momento in cui in città esplodevano contraddizioni vecchie e nuove, e aumentava la percezione del rischio. Probabilmente c’era anche la promessa di spazi condivisi, di servizi per la comunità, di giochi all’aperto sicuri per i bambini, di relazioni di vicinato più facili. Oggi sembrerebbe che molte cose siano cambiate. A. ed E. ci racconteranno se da Posillipo si avverte a volte un po’ di nostalgia di Napoli o ci si sente fin troppo dentro ai suoi classici problemi. Intanto Palazzo Palladini è lì a pochi passi, meta obbligata di pellegrinaggio per i turisti televisivi.
Living in Posillipo: a place in the sun?
Carlo Vinti
Since 2003, A. and his wife E. have been living in a block of Parco Ruffo, according to Google “one of the most renowned residential estates in Naples”. The residential park is settled in Posillipo, an area where pines are as typical as those in a postcard. It began to be built in 1965 and it is composed by eight buildings that are three or four story high. E.’s family started to live in the park already in 1969, but only in 1983 they moved to the block in which they actually live, half of which (four of the eight apartments) is now occupied by E.’s relatives.
From A. and E.’s terrace you can enjoy the classical panorama composed by the Vesuvius and the Neapolitan gulf. I don’t know if one gets used to it as times goes by, but every time I visit it, I still find it striking. The apartment surface is 100 sq. metres plus the terrace: a wide living room connected to the kitchen, a double bedroom, a single one, a service room and two bathrooms. When A. and E. got married, in 2003, they changed the distribution of the interiors, as every other owner in the building did. The architect they called in to follow the works did not manage to avoid some discussion between them, especially in relation to the choice of the furniture. Yet, the result was quite balanced: a couple of good family pieces and, for the rest, modern furniture and objects, with one or two Italian design icons such as the Arco lamp by the Castiglioni brothers. Beside that, at the moment the abundant amount of toys of A. and E.’s daughter, born in 2009, dominates the scene.
The “park” is a very common way of living among Neapolitan middle class families. Yet, most of the existing estates defined as “parks” (the ones in the Vomero neighbourhood, for example) are not particularly green and not even gated. On the contrary, at Parco Ruffo, which lies on a sloping ground, dwellers are immersed in a pine grove and protected by two patrolled entrances (day and night): one on the upper side, on via Petrarca, and the other in the lower side, on via Posillipo. However, in the steep viale underneath the pine grove it is quite infrequent to see people walking. Shopping is always done by car or scooter. From here, the historic centre and the densest neighbourhoods of the city are quite far, not only in terms of physical distance (although it is rather difficult to reach them by both, car and public transport).
The first families that choose to live in Parco Ruffo were specifically looking for something like that. It was a moment when the city was experiencing the explosion of old and new contradictions, and risk perception was rising. Those families were probably also searching for common spaces and services, safe playgrounds for children and easy neighbours relations. Today many things appear to be changed. A. and E. will tell us if maybe sometimes they miss “Naples” from Posillipo or they’re just experiencing the common problems faced by all Neapolitan people. In the meantime, tourists keep on visiting Palazzo Palladini – the set of the successful Italian soap opera “Un Posto al Sole” (A Place in the Sun) – which is very closed to Parco Ruffo.
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